giovedì 16 ottobre 2014

Un "fagiolino" particolare: Fasulén

Fasulén, nome dialettale romagnolo di Fagiolino Fanfani, è una delle maschere più conosciute ed amate nella tradizione del carnevale romagnolo la cui nascita si fa risalire alla fine al '700 a Bologna Il suo nome sembra derivare da un bruco che vive sui faggi e che ha nelle zampe posteriori due appendici che assomigliano a bastoncini che usa per picchiare gli altri bruchi.

Fagiolino è un popolano sempliciotto ed ignorante (importante sottolineare le origini pressoché uniche di classe proletaria di questa maschera) che si crede però fine e colto; in lui arguzia, malignità, volgarità e sincerità si combinano con una furbizia contadina che lo rendono un anti-eroe popolare in cui la classe popolare può facilmente riconoscersi.

È caratteristica la sua cuffia bianca da “monello” bolognese; magro e segaligno, nervoso e dispettoso, vanta doti di grande amatore, anche se impegnato con Rosaura, energica servetta che gli tiene testa.

"Povero di portafoglio, ma ricco di appetito” la sua perenne ricerca di denaro, di fortuna e di cibo (iconiche le tagliatelle, il suo piatto preferito) lo proiettano in mille avventure fantastiche, fra maghi malvagi e draghi sputafuoco, vecchie streghe e lupi affamati. Il confronto con l’aspetto magico e fantastico nonché spaventoso dell’esistenza è il perno su cui ruotano molte delle storie che lo vedono protagonista, armato della prontezza che gli permette di risolvere ogni situazione, dell'ironia e della leggerezza giovanile che lo contraddistinguono e del fedele bastone che lo difende da ogni pericolo e che utilizza ad ogni occasione per sonore randellate sulla “ciribiricoccola” (come usa chiamar lui la testa) dei suoi antagonisti.

Suo compare di avventure ed ugualmente amato per la sua stoltezza è il fedele Sganapino, che gli fa da spalla in ogni occasione e che spesso è il destinatario delle sue burle, ai quali si affiancano altri personaggi della commedia dell’arte che ritornano nel tradizionale carnevale romagnolo: Sandrone, tipica maschera modenese che rappresenta il contadino ingenuo e rozzo provvisto di un vocione sonore e di due solidenti davanti, Brighella furbo ed intrigante con una parlata mista di accenti bergamaschi e veneziani, ed il dottor Balanzone “dotto” e pedante universitario che sproloquia in un latino maccheronico e “sputasentenze”.

Ma resta la maschera di Fasulén ad incarnare il personaggio più caratteristico della tradizione carnevalesca romagnola, il primo attore in ogni piéce teatrale messa in scena in questo periodo ed inoltre fortunato ed amato burattino, uno degli zanni nei siparietti della commedia dell'arte tipica dell'epoca.





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